<>



Progetto legalitàLa scuola: terreno di sviluppo di una coscienza civica
di Giovanna Floriddia
 

Una nuova sfida in ambito scolastico 

Nella prospettiva dell'attuazione della legge 92/2019, che prevede l'Introduzione dell'insegnamento dell'Educazione Civica, e alla luce dei nuovi esami di maturità, in cui l'Educazione alla Cittadinanza occupa un posto di rilievo, soprattutto nel colloquio orale, per il docente sono lecite e d'obbligo queste domande: perché Legalità? Perché Cittadinanza? Perché Costituzione? Vale la pena di partire da queste domande per iniziare un percorso di crescita motivazionale con l'obiettivo di approdare alla formazione di studenti-cittadini attivi. Vale la pena inoltre comprendere appieno il ruolo significativo che il docente riveste in questo compito specifico, coinvolgendo, attraverso una metodologia partecipativa, i diversi attori del sistema educativo, dando centralità allo studente e divenendo facilitatore di apprendimenti. 

Perché Legalità? Perché la Legalità è l'espressione del rispetto delle regole per una partecipazione democratica alla vita civile, sociale, politica ed economica. La legalità è fatta di principi e comportamenti, di conoscenza consapevole delle istituzioni, dei diritti e dei doveri. 

Perché Cittadinanza? Perché gli studenti sono giovani cittadini che fanno propri i valori del rispetto della convivenza civile e della solidarietà, promuovendo la capacità di orientarsi attivamente e autonomamente nel complesso mondo politico e sociale. 

Perché Costituzione? Perché ogni studente dovrebbe conoscere la Costituzione, “legge fondamentale dello Stato”, insieme di norme alla base della vita sociale. La Costituzione è anche patto tra i cittadini e lo Stato a garanzia della nostra libertà, perché al di fuori delle regole non c'è libertà, ma paura, violenza e ingiustizia. 

La sfida, alla fine di un percorso scolastico, è dunque quella di restituire alla società dei cittadini attivi: nella famiglia, condividendo e declinando i principi della Costituzione al vivere della quotidianità; nella scuola, acquisendo conoscenze e sviluppando competenze civiche e sociali; nel territorio di riferimento, in collaborazione con Enti, Associazioni, gruppi e comunità. 

Didattica esperienziale per un dialogo educativo tra studente e detenuto 

Numerose scuole della Lombardia hanno aderito, negli anni, al progetto sulla Legalità, nell'ambito della convenzione MIUR-UCPI (Unione delle Camere Penali Italiane). Partendo dall'articolo 27 della nostra Costituzione, gli avvocati penalisti discutono e dibattono con i nostri studenti temi forti quali: l'inutilità della pena di morte¹ e dell'ergastolo; il significato del carcere, inteso non come momento punitivo ma educativo. 

Superando la legge del taglione, occhio per occhio, dente per dente, il colpevole giustamente deve pagare il suo debito nei confronti della società, ma non può essere sottoposto a trattamenti disumani. Come già indicava l'illuminista Cesare Beccaria fin dal ‘700, lo Stato si deve porre nella logica della riabilitazione e del reinserimento del detenuto nella società nel rispetto della sua dignità, riconoscendo a chi ha sbagliato una nuova possibilità di vita, rifiutando l'uso di strumenti violenti e coercitivi, quali la tortura fisica e psicologica. Il garantismo, principio per cui l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva, sottolinea che è l'innocenza dell'imputato ad essere presunta e la colpevolezza deve essere provata, non il contrario come avviene nei regimi autoritari. 

La visita delle carceri milanesi, Opera, Bollate, San Vittore, ha reso consapevoli gli studenti d'una realtà carceraria quasi sempre ignorata, lontana e dimenticata dalla società. Le problematiche sviscerate, raccontate e narrate dagli stessi detenuti hanno fatto comprendere che la stigmatizzazione e i pregiudizi sono figli dell'ignoranza e che un processo trattamentale può aiutare a superare numerose barriere, a partire dalla presa di coscienza del sé. 

Laddove però le condizioni delle carceri (in Italia sovraffollate e nella maggior parte dei casi sprovviste di adeguate équipe psico-pedagogiche, con figure specializzate, come educatori, psicologi, insegnanti, sociologi) vanifichino il percorso educativo, si incorre nella recidiva: il detenuto, emarginato, escluso, dimenticato anche dalla famiglia, non sopporta il peso della libertà e, nella maggior parte dei casi, ritorna a delinquere. Ogni volta che questo accade, l'intera società è responsabile del fallimento. 

Il carcere di Bollate, modello virtuoso che crea, sviluppa abilità attraverso laboratori (cucina, orto, ippoterapia, musica, teatro etc.) evita o riduce questo problema, per aver creato una rete di collaborazione con le imprese del territorio che forniscono l'opportunità di inserimento attraverso il lavoro, fuori dalle mura della Casa di reclusione. Sempre a Bollate l'obiettivo della decarcerizzazione si raggiunge anche attraverso l'istruzione. L'offerta formativa prevede percorsi di scolarizzazione ed è organizzata, di anno in anno, grazie al sostegno del Fondo Sociale Europeo.

La partecipazione degli studenti ai processi penali nel tribunale di Milano è stata un'altra significativa opportunità di sensibilizzazione alla legalità. Spaccio di stupefacenti e furti, anche di poco conto, sono i reati più comuni commessi da giovani, per i quali la mancanza di libertà diventa una triste condizione di vita, un tunnel dal quale si fa fatica ad uscirne indenni. La riflessione sul confine molto labile tra legalità e illegalità induce gli studenti a comprendere come sia facile scivolare nell'errore, alle volte senza volerlo: per sbaglio, per superficialità, per sfortuna. Dunque essere consapevoli, conoscendo le conseguenze a cui si va incontro, è fondamentale per essere cittadini liberi ma nel rispetto delle regole sociali. 

I CPL (Centri di Promozione della Legalità): organo mediatore e veicolo di legalità fra individuo e territorio 

“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”. 

Con questa frase di G. Falcone l'assessore alla sicurezza della Regione Lombardia, R. De Corato, ha iniziato il suo discorso introduttivo al corso di formazione rivolto ai Dirigenti Scolastici e ai docenti referenti dell'educazione alla Legalità di tutte le scuole della Lombardia, che si è svolto il 12 novembre 2019, nell'Auditorium Testori, Piazza Città di Lombardia, Milano, nell'ambito della IV edizione degli stati generali dell'educazione alla Legalità “A scuola di Trasparenza e Legalità”, a cura dell'USR Lombardia, di Regione Lombardia e dei CPL della Lombardia. 

La giornata è stata una testimonianza significativa delle attività dei CPL, Centri di Promozione della Legalità, con l'obiettivo di fornire strumenti per la progettazione di percorsi di educazione alla Legalità e di Cittadinanza e Costituzione. Partire dall'idea che bisogna educare i giovani alla legalità significa educare al rispetto delle regole, delle leggi, espressione e garanzia della libertà, in contrasto alla criminalità organizzata e alla corruzione. 

“Mettere in comune buone pratiche, competenze di cittadinanza ed esperienze preziose fatte nella scuola”: è stato questo l'invito del Dirigente USRL, R. Proietto. In quest'ottica infatti sono stati esposti e raccolti nel manuale “I Centri di promozione della Legalità e la Scuola della Lombardia. Strumenti per la progettazione dell'educazione alla Legalità” gli esiti del lavoro, che le scuole aderenti alle reti dei CPL hanno svolto negli ultimi cinque anni, per una condivisione di modelli e di progetti. 

Ma qual è stata l'evoluzione dei CPL? Cosa sono oggi i CPL? 

Nati come progetto per contrastare la criminalità organizzata, oggi rappresentano un modello formativo straordinario per docenti, esperti, scuole e studenti che, documentandosi adeguatamente, sviluppano competenze per coinvolgere la cittadinanza. In tal modo i CPL contribuiscono a sviluppare quei processi di cambiamento, di cui tanto parlava Falcone, incidendo nel territorio attraverso attività significative come marce della legalità, proiezioni di film, dibattiti, spettacoli teatrali, gestione dei beni confiscati alle mafie.

Fuori dall'auditorium, nella piazza, studenti e docenti impegnati nelle attività CPL, hanno allestito 13 stand, uno per ogni CPL della Lombardia, per far conoscere i loro lavori e sensibilizzare i giovani al tema della Legalità. Immagini e articoli di giornali sul massacro efferato di Falcone e Borsellino insieme alle loro scorte, testi, statistiche, testimonianze sulla storia di Peppino Impastato, plastici rappresentativi, percorsi di attività, spettacoli teatrali accompagnati da musiche dal vivo, flash mob e foto si sono susseguiti senza sosta, comunicando ad ogni visitatore che le parole di G. Falcone su citate costituiscono un insegnamento per i nostri studenti: prendere coscienza, essere consapevoli è importante ma non basta, perché per cambiare bisogna rimboccarsi le maniche, “ Contano le azioni, non le parole”, come sosteneva il magistrato. 

Nello stand CPL, Milano provincia, organizzato e sostenuto dalla referente Patrizia Savi, era presente anche la testimonianza del Liceo Primo Levi di San Donato Milanese, in questi anni impegnato su diversi fronti in merito alla Legalità. Un poster visualizzava foto scattate dagli studenti della 4A Classico nell'aula della Legalità dedicata a Lea Garofalo, vittima innocente della mafia; un altro ricordava la lotta al cyberbullismo. Dopo la partecipazione di tutta la classe ad un corso tenuto a Lecco, i ragazzi hanno prodotto un affresco riproducente “La Danza” di Matisse nell'aula disciplinare di filosofia per affermare con forza l'idea della condivisione, “perché insieme si vince”, si possono sconfiggere la mafia, la corruzione, la prepotenza, costruire una società migliore dove la Legalità entra nelle pieghe della nostra quotidianità, attraverso una rete di scopi. 

La dottoressa S. Chinelli, referente regionale Area educazione alla Legalità USR Lombardia e membro del coordinamento regionale dei CPL, ha condotto la presentazione dei diversi momenti del corso di formazione che ha approfondito, grazie all'intervento di dirigenti scolastici e docenti esperti, aspetti organizzativi e didattici, proponendo le molteplici esperienze delle province lombarde: attività di alternanza scuola-lavoro connessa alla legalità; strumenti didattici utilizzati per la realizzazione di interventi nell'ambito dell'educazione alla legalità; incontri di “WeDebate” e dibattiti tra studenti di istituti diversi; iniziative nel territorio; un gioco sulla storia di Lea Garofalo; i pizzini della legalità; la coppola della legalità, murales etc. 

La partecipazione di studenti, cittadinanza, docenti, dirigenti e associazioni ad eventi pubblici e il contributo di interventi istituzionali rappresentano uno stimolo alla collaborazione, nella ferma convinzione che il più potente antidoto all'illegalità è la formazione culturale dei giovani, che promuove il senso di responsabilità civile e democratica, l'impegno sociale. 

“La mafia teme la scuola più della giustizia. L'istruzione taglia l'erba sotto i piedi della cultura mafiosa” (A. Caponnetto)

 

Note
¹ il filosofo N. Bobbio nel saggio “Contro la pena di morte”,1990, Einaudi ha sottolineato come Stato e individuo non possono porsi sullo stesso piano: l'individuo singolo agisce per rabbia, per istinto, per interesse, per difesa; lo Stato risponde riflessivamente, razionalmente ed, essendo più forte del singolo, non ha bisogno di spegnerne la vita.